martedì 21 ottobre 2014

Le lettere di Einstein ai suoi figli

Einstein è quel grande uomo che tutto il mondo conosce per la sua genialità, sì, ma qui voglio sottolineare che è stato anche quel padre speciale che scriveva bellissime lettere ai suoi figli creando così un legame davvero unico con loro. E certamente, grazie a questo rapporto raro, loro avranno potuto vivere un'infanzia e un'adolescenza particolarmente costruttiva. Ve le propongo perché questa credo sia una delle maniere più belle e creative per instaurare un positivo rapporto tra padri e figli.

einstein
A destra Albert Einstein con la moglie Mileva e il figlio Hans Albert nel 1904. A sinistra, la lettera di Einstein al figlio scritta il 4 novembre 1915. Foto: Shapell Manuscript Foundation
 
In 1915, all'età di 36 anni, Albert Einstein viveva a Berlino, mentre la sua ex moglie Mileva (si erano separati) viveva a Vienna con i due figli della coppia, Hans Albert Einstein e Eduard “Tete” Einstein.
Il 4 novembre, Einstein aveva appena terminato un articolo scientifico di due pagine che avrebbe cambiato la storia della fisica (quello in cui descrive la teoria generale della relatività). Approfitta di un momento di riposo e scrive questa lettera a suo figlio undicenne.

La sua lettera per il figlio Hans Albert.

Nel 1915, poco prima di pubblicare i suoi studi sulla relatività generale, Albert Einstein scrive a suo figlio undicenne Hans Albert una dolcissima lettera, in cui gli insegna l'importanza di fare le cose con passione.

Mio caro Albert,
ieri ho ricevuto con grande gioia la tua cara lettera. Avevo già paura che non mi avresti scritto mai più. Quando sono stato a Zurigo mi hai detto che per te è strano quando vengo lì. Perciò penso sia meglio incontrarsi in un altro posto, dove nessuno potrà metterci a disagio.

In ogni caso farò in modo di passare ogni anno un mese intero insieme, per dimostrarti che hai un padre che tiene tanto a te e che ti vuole bene. Da me potrai imparare molte cose utili e belle, cose che altri non possono insegnarti facilmente.


Ciò che ho realizzato lavorando così strenuamente non dovrà essere utile solo ad estranei, bensì, e specialmente, ai miei ragazzi.

In questi giorni ho portato a termine uno dei lavori più belli della mia vita e quando sarai più grande te ne parlerò.


Mi fa molto piacere che il pianoforte ti appassioni. Il pianoforte e la falegnameria sono a mio avviso le attività migliori da svolgere alla tua età, perfino meglio della scuola, perché sono molto adatte a persone giovani come te.

Al pianoforte, suona principalmente brani che ti piacciono, anche se l'insegnante non te li assegna. È questo il modo più efficace di imparare: quando si fa una cosa con tale appagamento che non ci si rende conto del tempo che passa.

Certe volte sono così assorto nel mio lavoro che dimentico di pranzare...

Un bacio a te e a Tete dal vostro papà.


Saluti alla mamma


Nel Fiore della Vita Albert Einstein. La sua lettera per la figlia Lieserl.

"Bellissima , commovente e entusiasmante lettera di Albert Eistein a sua figlia. Davvero un pezzo di Antologia nel Mondo, nel Regno dell'Amore"
"Bellissima , commovente e entusiasmante lettera di Albert Eistein a sua figlia. Davvero un pezzo di Antologia nel Mondo, nel Regno dell'Amore"

Nel Fiore della Vita
Albert Einstein. La sua lettera per la figlia Lieserl.

Quando proposi la teoria della relatività, pochissimi mi capirono,
e anche quello che rivelerò a te ora,
perché tu lo trasmetta all'umanità,
si scontrerà con l’incomprensione e i pregiudizi del mondo.
Comunque ti chiedo che tu lo custodisca per
tutto il tempo necessario, anni, decenni,
fino a quando la società sarà progredita abbastanza
per accettare quel che ti spiego qui di seguito.
Vi è una forza estremamente potente per la quale
la Scienza finora non ha trovato una spiegazione formale.
È una forza che comprende e gestisce tutte le altre,
ed è anche dietro qualsiasi fenomeno
che opera nell'universo e che non è stato ancora individuato da noi.
Questa forza universale è l’Amore.
Quando gli scienziati erano alla ricerca di una teoria unificata dell'universo, dimenticarono la più invisibile
e potente delle forze.
L’amore è Luce, visto che illumina chi lo dà e chi lo riceve.
L’amore è Gravità, perché fa in modo
che alcune persone si sentano attratte da altre.
L’amore è Potenza, perché moltiplica
il meglio che è in noi, e permette che l’umanità
non si estingua nel suo cieco egoismo.
L’amore svela e rivela. Per amore si vive e si muore.
Questa forza spiega il tutto e
dà un senso maiuscolo alla vita.
Questa è la variabile che abbiamo ignorato per troppo tempo,
forse perché l’amore ci fa paura,
visto che è l'unica energia dell’universo che l’uomo
non ha imparato a manovrare a suo piacimento.
Per dare visibilità all’amore, ho fatto una semplice
sostituzione nella mia più celebre equazione.
Se invece di E = mc2 accettiamo che l’energia per guarire il mondo
può essere ottenuta attraverso
l’amore moltiplicato per la velocità della luce al quadrato,
giungeremo alla conclusione che l’amore è
la forza più potente che esista, perché non ha limiti.
Dopo il fallimento dell’umanità nell’uso e il controllo
delle altre forze dell’universo,
che si sono rivolte contro di noi, è arrivato il momento
di nutrirci di un altro tipo di energia.
Se vogliamo che la nostra specie sopravviva,
se vogliamo trovare un significato alla vita,
se vogliamo salvare il mondo e ogni essere senziente che lo abita,
l’amore è l’unica e l’ultima risposta.
Forse non siamo ancora pronti per fabbricare una bomba d’amore,
un artefatto abbastanza potente da distruggere tutto l’odio,
l’egoismo e l’avidità che affliggono il pianeta.
Tuttavia, ogni individuo porta in sé un piccolo ma potente generatore d’amore la cui energia aspetta solo di essere rilasciata.
Quando impareremo a dare e ricevere questa energia universale, Lieserl cara,
vedremo come l’amore vince tutto,
trascende tutto e può tutto, perché l'amore è la quintessenza della vita.
Sono profondamente dispiaciuto di non averti potuto esprimere
ciò che contiene il mio cuore,
che per tutta la mia vita ha battuto silenziosamente per te.
Forse è troppo tardi per chiedere scusa, ma siccome il tempo è relativo,
ho bisogno di dirti che ti amo e che grazie a te sono arrivato all'ultima risposta.

Tuo padre Albert Einstein

Quando proposi la teoria della relatività, pochissimi mi capirono, e anche quello che rivelerò a te ora, perché tu lo trasmetta all'umanità, si scontrerà con l’incomprensione e i pregiudizi del mondo. 
Comunque ti chiedo che tu lo custodisca per tutto il tempo necessario, anni, decenni, fino a quando la società sarà progredita abbastanza per accettare quel che ti spiego qui di seguito.
Vi è una forza estremamente potente per la quale la Scienza finora non ha trovato una spiegazione formale.
È una forza che comprende e gestisce tutte le altre, ed è anche dietro qualsiasi fenomeno che opera nell'universo e che non è stato ancora individuato da noi.
Questa forza universale è l’Amore.
Quando gli scienziati erano alla ricerca di una teoria unificata dell'universo, dimenticarono la più invisibile e potente delle forze.
L’amore è Luce, visto che illumina chi lo dà e chi lo riceve.
L’amore è Gravità, perché fa in modo che alcune persone si sentano attratte da altre.
L’amore è Potenza, perché moltiplica il meglio che è in noi, e permette che l’umanità non si estingua nel suo cieco egoismo.
L’amore svela e rivela.
Per amore si vive e si muore.
Questa forza spiega il tutto e dà un senso maiuscolo alla vita.
Questa è la variabile che abbiamo ignorato per troppo tempo, forse perché l’amore ci fa paura, visto che è l'unica energia dell’universo che l’uomo
non ha imparato a manovrare a suo piacimento.
Per dare visibilità all’amore, ho fatto una semplice
sostituzione nella mia più celebre equazione.
Se invece di E = mc2 accettiamo che l’energia per guarire il mondo può essere ottenuta attraverso l’amore moltiplicato per la velocità della luce al quadrato, giungeremo alla conclusione che l’amore è la forza più potente che esista, perché non ha limiti.
Dopo il fallimento dell’umanità nell’uso e il controllo delle altre forze dell’universo, che si sono rivolte contro di noi, è arrivato il momento di nutrirci di un altro tipo di energia.
Se vogliamo che la nostra specie sopravviva, se vogliamo trovare un significato alla vita, se vogliamo salvare il mondo e ogni essere senziente che lo abita, l’amore è l’unica e l’ultima risposta.
Forse non siamo ancora pronti per fabbricare una bomba d’amore, un artefatto abbastanza potente da distruggere tutto l’odio, l’egoismo e l’avidità che affliggono il pianeta.
Tuttavia, ogni individuo porta in sé un piccolo ma potente generatore d’amore la cui energia aspetta solo di essere rilasciata.
Quando impareremo a dare e ricevere questa energia universale, Lieserl cara, vedremo come l’amore vince tutto, trascende tutto e può tutto, perché l'amore è la  quintessenza della vita.
Sono profondamente dispiaciuto di non averti potuto esprimere ciò che contiene il mio cuore, che per tutta la mia vita ha battuto silenziosamente per te.
Forse è troppo tardi per chiedere scusa, ma siccome il tempo è relativo, ho bisogno di dirti che ti amo e che grazie a te sono arrivato all'ultima risposta.
Tuo padre Albert Einstein

mercoledì 1 ottobre 2014

Denutrizione: l'ipocrisia del mercato

tratto da Boycott, "I misfatti della Nestlé" (ManiTese)
Francuccio Gesualdi - responsabile del Centro Nuovo Modello di Sviluppo
... Ogni giorno 4.000 bambini nel Sud del Mondo potrebbero essere salvati dalla morte per malattie e denutrizione se fossero allattati al seno e non con latte in polvere ...
Al Nord molti pensano che il latte in polvere sia migliore di quello materno, arricchito com'è di sali minerali e vitamine. Studi approfonditi hanno però confermato l'intuito del buon senso millenario. L'allattamento al seno è il miglior modo per iniziare la vita: è gratuito, salutare e protegge dalle più comuni infezioni, inclusa la poliomielite e ha un importante effetto immunitario. Persino in Inghilterra, un bambino allattato con il latte artificiale è esposto 10 volte in più a malattie di tipo gastrointestinali rispetto ad un bambino allattato al petto. Ma nelle società povere -sostiene l'UNICEF- i bambini allattati artificialmente sono esposti alla morte 25 volte in più di quelli allattati al seno.

Per quanto possa sembrare paradossale, la prima ragione è da ricercarsi nella denutrizione dovuta al fatto che molte famiglie guadagnano troppo poco per attenersi alle dosi prescritte.

Secondo uno studio condotto dall'organismo inglese War on Want, nel 1974, in Nigeria, il costo dell'alimentazione artificiale di un bambino di tre mesi rappresentava il 30% del salario minimo di un operaio. Il costo passava al 47% quando il bambino raggiungeva i 6 mesi.

Se consideriamo che dall'80 al '90 i salari sono diminuiti del 30-40%, non deve stupire se il latte è annacquato diverse volte più del prescritto, con il risultato finale che i bambini, lungi dal crescere belli e robusti, diventano rachitici e sottopeso fino a morire.

La seconda ragione per cui l'allattamento al biberon uccide, è la mancanza di igiene. L'acqua con cui il latte è preparato è spesso malsana ed è impossibile sterilizzare biberon e tettarelle senza la comodità del fornello e senza disinfettanti. Mamme con pochi soldi, poche comodità e poche conoscenze igieniche somministrano ai loro bambini latte allungato in biberon a malapena sciacquati, con tettarelle esposte all'aria, su cui si posano di continuo decine di mosche. Le inevitabili conseguenze sono infezioni intestinali che provocano diarree mortali.

Le responsabilità della Nestlé
Viveri "Gratis" Una delle più redditizie tattiche di marketing usata in particolar modo della Nestlé è di dare gratis il latte per bambini o i sostituti agli ospedali e ai reparti maternità. In molti casi, viene dato abbastanza latte perché tutti i bambini nati all'ospedale siano allattati con il biberon. Alle madri viene spesso dato anche un barattolo campione da portare a casa. Dare il latte con il biberon ai neonati fa si che il latte materno venga progressivamente a mancare e l'allattamento al seno diventi impraticabile. Di conseguenza il bambino diventa dipendente del latte artificiale.

Una volta a casa, le madri non ricevono più il latte gratis, ma se lo devono comprare. Da questo nascono da una parte i profitti della multinazionale e dall'altra le spaventose conseguenze di malattie e denutrizione.
Tecniche di marketing irresponsabili
I campioni gratuiti agli ospedali sono solo una strada per dare ai bambini il latte artificiale. Nestlé adopera molte altre tattiche per persuadere le madri ed il personale medico a preferire l'allattamento artificiale. Queste includono:


* Promozione del latte per bambini al personale medico: Nestlé sa che, persuadendo il personale medico a raccomandare il suo latte, ottiene un appoggio determinante. Ciò è molto più efficace che convincere le madri singolarmente. E il prezioso tempo dei medici viene sprecato in visite di rappresentanti di vendita. La Nestlé inoltre distribuisce informazioni tendenziose ai medici: queste sono le uniche che molti riescono a ricevere.
 

* Pubblicità negli ospedali: praticamente tutte le madri possono allattare al petto se vengono loro forniti i giusti avvertimenti ed aiuti. Ma la loro fiducia verso l'allattamento naturale è minata dall'aggressiva pubblicità del latte in polvere. La pubblicità del latte per bambini nelle corsie o attraverso la distribuzione di volantini negli ospedali, implica inoltre la complicità del personale sanitario.
 

* Disorientamento delle madri e del personale medico: chiamando e confezionando il suo latte per lo svezzamento nella stessa maniera in cui chiama e confeziona il latte in polvere. In Pakistan, ad esempio, il latte per lo svezzamento viene spesso prescritto per i neonati.
 

* Influenze sui governi che vogliono proteggere l'allattamento al petto per legge. La Nestlé è una multinazionale molto potente e riesce ad esercitare un'influenza considerevole sui governi. La pressione esercitata dalle società per il latte in polvere ha ritardato e indebolito la legislazione da parte di molti governi e ha convinto le altre compagnie che l'industria può regolarsi indipendentemente dalla legislazione dei governi.
Perché proprio Nestlé?
Nestlé, la multinazionale più potente del mondo nel campo agro alimentare, vende il 25% dei suoi prodotti nel Sud del Mondo e controlla circa il 35-50 % del mercato globale del cibo per bambini, indirizzando tendenze di marketing che influenzano le altre ditte.

Nestlé ricorre a irresponsabili tecniche di marketing - violando il Codice Internazionale redatto da UNICEF e OMS - più spesso di ogni suo concorrente.
"Il numero di vittime causate dall'uso improprio del latte in polvere ogni mese è equivalente a quello che causò l'esplosione della bomba di Hiroshima nel 1945." (James Grant, Direttore Esecutivo UNICEF)
Il mondo in cifre
IL MONDO IN CIFRE
tratto da


* I bambini lavoratori sono stimati in 250 milioni.* Ci sono 800 milioni di disoccupati e sottoccupati.* 1,3 miliardi di esseri umani vivono con meno di 1 dollaro al giorno. (Nel 1996 erano 100 milioni).* In Europa ci sono 37 milioni di poveri e 5 milioni di senza tetto.* L'80% della popolazione mondiale possiede il 15% delle ricchezze* Sono almeno 600 milioni le persone che abitano in ambienti che minacciano la loro salute e vita.* A New York i senza tetto raggiungono un numero di quasi 250 mila, ciò significa che più del 3% della popolazione è rimasto senza riparo durante gli ultimi cinque anni; a Londra sono 400 mila i senza casa ufficialmente registrati.* La provvista di acqua pro capite nei paesi in via di sviluppo è solo un terzo di quella che si aveva nel 1970.* Nei paesi in via di sviluppo le donne adulte analfabete sono ancora il 60% in più rispetto agli uomini e i salari femminili sono solo tre quarti dei salari maschili.* Fra il 1989 e il 1996 il numero dei miliardari è aumentato da 157 a 447; oggi la ricchezza netta dei 10 maggiori miliardari è di 133 miliardi di dollari: più di una volta e mezza il reddito complessivo di tutti i paesi meno avanzati* Secondo l'UNDP basterebbero 80 miliardi di dollari all'anno per garantire a tutti gli abitanti del pianeta i servizi fondamentali: meno dell'1% della ricchezza globale* Ben 4 su 5 vittime di conflitti sono civili. L'80% sono donne e bambini.* Dal 1989 sono scoppiati 82 conflitti, di cui 79 a carattere civile.* Ci sono 110 milioni di mine, disseminate in 68 paesi.* Il commercio delle armi ammonta a 815 miliardi di dollari e i membri del Consiglio di sicurezza ne controllano l'86%* Oggi nel mondo ci sono 35 milioni di Rifugiati, 60% in più rispetto a cinque anni fa* 1.300 miliardi di dollari vengono scambiati ogni giorno sui mercati valutari. Il 90% di questa cifra è costituito da speculazioni.* Il 75% del commercio mondiale è controllato dalle società multinazionali e dalle loro affiliate* I paesi meno avanzati, con il 10% della popolazione mondiale, ricoprono solo lo 0,3% dei commerci mondiali: metà della quota di cui disponevano due decenni fa.* Negli anni Novanta i prezzi delle derrate erano inferiori del 45% rispetto a quelli degli anni Ottanta e del 10% più bassi del livello minimo raggiunto nel 1932, durante la Grande Depressione.* Le tariffe applicate dai paesi industrializzati sulle importazioni provenienti dai paesi in via di sviluppo sono di un 30% più elevate rispetto alla media generale.* In quattro anni il debito dei PVS e cresciuto del 92.2% passando da 1.132.000 milioni di dollari del 1986 a 2.177.000 milioni nel 1996.* I livelli di Aiuto Pubblico allo Sviluppo toccano oggi il loro minimo storico, con una media europea del 2,5% del PNL dei paesi donatori.* L'Italia è all'ultimo posto, a "pari merito" con il Giappone: 0,2% del PNL, con un decremento del 34% rispetto al 1995.* I paesi dell'Africa sub-sahariana ricevono solo il 4.8% di tutti gli investimenti privati  


Per ulteriori informazioni ed indicazioni bibliografiche: Comitato Quincho Barrilete Bolzano - Biblioteca Culture del Mondo, via Marconi 5 - 39100 Bolzano tel/fax: 0471.972240 - e-mail: mail@bibmondo.it - www.bibmondo.it
Edito nel febbraio 2001 a cura della Biblioteca Culture delMondo e del Com. Quincho Barrilete - Bolzano, e-mail: quincho@bibmondo.it.

Bambini di strada nel Mondo

Un bambino di strada al Mercado oriental a ManaguaNascere in un luogo o in un altro non è un merito.
Poter vivere dignitosamente in qualsiasi luogo è un diritto.
Se i bambini non possono vivere la loro infanzia questo è un crimine.
I bambini alzano gli occhi e ti sorridono, i bambini piangono, i bambini giocano. 
Molti bambini non sorridono, non piangono, non giocano. 
Muoiono mentre gli adulti non danno loro risposte alla domanda: "perché sono nato?"

PERCHÉ IO SONO UN BAMBINO



Guardami negli occhi presidente del Fondo Monetario Internazionale, guardami negli occhi manager multinazionale, guardami negli occhi politicante occidentale, dell'est, del sud, del nord; guardatemi negli occhi, voi, capi delle chiese umane; anche tu, rivoluzionario da salotto che con la pancia piena scrivi sul triste destino degli altri, su come sarebbe bello ma non è, sulla necessità del pragmatismo ed infine su questo mondo "il migliore possibile".
Guardatemi bene negli occhi perché tra poco non ce la farò più io a reggere il vostro sguardo.
Ho camminato da quando ho imparato a camminare; ho scavato da quando ho imparato ad usare le mani; ho pensato da quando il mio cervello ha iniziato a decifrare il muro che mi ostacola in ogni dove. E tutto questo l'ho imparato quasi sempre per mangiare. Quelle poche volte che ci sono riuscito.

Voi sapete cos'è la fame, tanto che mangiate ogni minuto, producete sempre di più perché "non si sai mai", perché avete il terrore di trovarvi senza mangiare. Lo avete provato solo quando siete nati. Un ricordo ancestrale che vi terrorizza. Quegli istanti nei quali il vostro pianto straziante annunciava l'urgente, inderogabile necessità del mangiare.

Guardatemi bene negli occhi non fate finta di non capire. A me, quel pianto straziante, quel pianto giusto, non mi ha mai abbandonato. Solo adesso forse, mi lascerà.

Se qualcuno spiega i perché di questo nostro lento addio, lo lasciate a parlare nella notte delle coscienze, magari gli date un premio purché, poi, taccia per sempre.
Se qualcuno cerca di risolvere i perché di questa sistematica condanna a morte, lo schiacciate come un insetto fastidioso.
Parlate di pace, ma non ce n'è uno di voi che rinuncerebbe ai soldi delle armi; parlate del mondo diseguale e continuate a renderlo tale.

Io sono proprio arrivato alla fine ma voi non potete alzare la testa, dovete guardarmi, quaggiù, ancora negli occhi. Dovete guardare qui sotto, dove non avete mai guardato veramente. Dovete guardarci, noi bambini.
Ci avete tolto l'infanzia e parlate di democrazia. Dite: "ma una volta era peggio". Forse, ma sicuramente, quella volta, era meno cinica. Non arrivava nessuno in aereo a dirci "vi aiuteremo" e poi l'oblio del silenzio che copre la menzogna.


Voi avete chiuso la porta sulla vostra vita. Credete che si "è" solo se si abbandona la propria infanzia. Niente malinconie. Adesso, maturi, proiettati verso il futuro, più forti e belli che mai; pronti alle sfide; adesso basta un "click"; senza storia, né memoria.
Per questo vi ho continuato a dire "guardatemi negli occhi"; perché io sono la vostra storia, quella vera, e sono quindi il vostro fallimento. Me ne vado senza speranza, io, che della speranza sono l'essenza, e sono troppo piccolo per pensare che qualcuno dopo di me cambierà questo mondo ipocrita.


Perché io sono un bambino e volevo solo vivere prima di morire.

Un mondo ideale per tuttiE' molto difficile stimare il numero dei bambini di strada nel mondo: si parla di 100-150 milioni, ma potrebbero essere molti di più. Alcuni lavorano in strada ma vivono per lo più in famiglia, altri tornano a casa occasionalmente e molti altri non hanno più legami con la loro famiglia da anni perché ne sono fuggiti, sono stati abbandonati o sono rimasti orfani. Una volta in strada i pericoli e l'emarginazione finiscono per riportarli in situazioni di abuso e violenza. Sono bambini che hanno anche solo 5-6 anni e quasi tutti lavorano per sopravvivere o chiedono l'elemosina. Sniffano colla per attenuare i crampi della fame, commettono piccoli furti, si prostituiscono. Anche i contesti urbani in cui vivono questi bambini sono molto diversi, a partire dalle condizioni climatiche: basti pensare ai rigidi inverni nei paesi dell'Est europeo dove avere un riparo diventa fondamentale anche solo per sopravvivere.

AMERICA LATINA

di Maria Lidia Mota Cunha

 
Associazione delle donne brasiliane in Italia

Nei paesi latino-americani sono circa 30 milioni i minori che lavorano per aiutare la famiglia di origine, e quelli che vivono per la strada, in forma stabile o temporanea, sono all'incirca 15 milioni. E' per questo che quando si parla di bambini di strada si pensa subito all'America Latina e in particolare al Brasile, dove vive la maggioranza dei bambini di strada di tutta l'America Latina, che a sua volta raccoglie i due quinti di bambini di strada di tutto il mondo.
La mancanza di politiche sociali adeguate, la cattiva distribuzione del reddito e la povertà rendono la condizione dei 187 milioni di bambini e ragazzi del continente molto difficile.
Questo fenomeno, chiamato povertà, è percepito come un fenomeno integrale, associato a fattori psicosociali, culturali ed economico-strutturali. Oggi circa il 40% della popolazione latino-americana è considerata povera.
La povertà è un fenomeno complesso che ingloba varie dimensioni, come: reddito basso, fame e malnutrizione, salute precaria e non accessibilità degli individui e delle famiglie ai servizi di base come: abitazione, salute, educazione, trasporto e tempo libero. Salute, educazione, lavoro e ambiente salubre sono dimensioni importanti per lo sviluppo umano e, indipendentemente del reddito, l'accesso a questi beni dovrebbe essere assicurato per tutti cittadini.

Per guadagnare qualcosa per sfamare i figli, i genitori non hanno scelta: chiudere i figli in casa o obbligarli a lavorare da quando sono piccoli. Un'altra soluzione è abbandonarli nelle strade alla mercé della sorte che molto spesso porta solo botte, sevizie sfruttamento e umiliazione.

Vittime della miseria e dell'abbandono della famiglia e della società in generale, essi camminano per le strade in cerca di solidarietà e di una soluzione per sopravvivere. E così cercano di sopravvivere senza saper fino a quando.
 
Queste presenze marginali che ancora oggi vivono vagando nei centri delle città, creano disagi ai passanti e ai commercianti e "danno fastidio" alla polizia, che in genere adotta un atteggiamento estremamente repressivo e violento. Eternamente in sospetto verso tutto e tutti - la stragrande maggioranza di questi ragazzini non infrangono nessuna legge ma cercano di sopravvivere, chiedendo l'elemosina, nel disprezzo e nel rifiuto della società, che li teme e li detesta per la vita libera che fanno.

Senza una guida e protezione questi ragazzi sono facile preda di malviventi che li utilizzano per commettere furti o spaccio di droga e, poco a poco, sono coinvolti in delitti più gravi.

Nel momento che si comincia a creare una certa dipendenza da gruppi di fuorilegge più organizzati, i bambini non hanno altra scelta che continuare a praticare furti e altre attività delinquenziali e spesso vengono eliminati dagli 'squadroni della morte' (sorte di bande di cittadini al di sopra di ogni sospetto: commercianti, poliziotti ecc). Se tentano di abbandonare il gruppo sono ugualmente a rischio perché ricercati dai malviventi.


Nel quadro d'abbandono in cui vivono questi ragazzi, la chiesa progressista iniziò, negli anni 70, a fare un lavoro di assistenza offrendo cibo, vestiti e un posto per dormire. Anche se importanti per ridare speranza ad alcuni ragazzi,queste iniziative assistenziali hanno rappresentato una soluzione passeggera che molte volte non riusciva a togliere i ragazzi della strada. Varie organizzazioni della società civile intrapresero allora attività di recupero con proposte educative, continuative coinvolgendo i ragazzi nella strutturazione di un vero e proprio progetto di vita.

AFRICA

di Adriana Cancelliere
AIDS, conflitti, povertà: queste le cause dell'aumento dei bambini di strada nel Continente africano. Le difficoltà di trovare le soluzioni giuste per risolvere un problema dalle cause complesse.
Un bambino africanoNella maggior parte dei paesi africani la famiglia allargata è stata per decenni una struttura protettiva dell'infanzia. Affidati ai membri anziani della comunità e alle donne del gruppo in assenza dei genitori, i bambini venivano automaticamente protetti dai rischi provenienti dall'esterno; e, specialmente nelle zone rurali, ancora diffuse nel mondo africano, essi potevano vivere in situazioni relativamente protette. Ma il problema dei ragazzi di strada, sulla scorta delle nuove emergenze che in questo inizio di secolo tormentano il continente africano, dai conflitti armati all'emergenza AIDS, all'urbanizzazione, sta esplodendo con una drammaticità senza precedenti.
Aumenta il numero degli orfani senza tutela: in Ruanda, dove la guerra civile ha reso orfani quasi 100.000 bambini, si contano ormai a migliaia i bambini e i ragazzi che lavorano e vivono sulla strada nella capitale Kigali. E così in Zaire, Burundi, Angola.
In Zambia, uno dei paesi maggiormente toccato dall'emergenza AIDS, ci si aspetta che i ragazzi di strada, resi orfani dalla malattia dei genitori, raggiungeranno il numero di 300.000 entro la fine di quest'anno; il rappresentante UNICEF dello Zambia ha denunciato la gravità della situazione, affermando che questi bambini sono esposti ai mille rischi della strada, come l'abuso di droghe e la violenza sessuale.

ASIA

di Patrizia Paternò

Bambini vietnamitiNon solo. La perdita di scambi privilegiati di alcuni paesi asiatici con la dissolta Unione Sovietica, se da una parte ha visto avviare una fase di decollo economico, non ha escluso l'emergere di nuovi problemi. E' il caso del Vietnam che con la politica del "doi moi" (il rinnovamento economico) ha iniziato a trasformare il sistema economico pianificato in economia di mercato e che ha dovuto fare i conti - di fronte alle migrazioni della popolazione dalle aree rurali alle città - con la mancanza di infrastrutture adeguate.Si parla di circa 16.000 bambini di strada in Vietnam, un numero in crescita, in particolare nelle città di Ho Chi Minh e Hanoi.Fino al 1990, la mancanza di dati precisi rendeva difficile conoscere l'entità delle situazioni a rischio per i bambini e la conseguente adozione di misure adeguate. Oggi i dati e gli studi disponibili stanno permettendo una migliore strategia di intervento.Urbanizzazione crescente, crisi economica, degrado sociale sono alla radice dell'aumento dei bambini di strada nel continente asiatico. La difficile condizione dei bambini che cercano nuove opportunità nelle città industriali.

L'Asia è il continente più popoloso del mondo e sebbene il problema dell'urbanizzazione sia di proporzioni più contenute rispetto all'America Latina, le statistiche rilevano un progressivo aumento dei bambini che vivono in condizioni particolarmente difficili nel contesto urbano, spesso molto più critiche rispetto a quelle che affrontano i bambini delle remote zone di campagna.

L'emergere, soprattutto nell'ultimo decennio, di alcuni paesi del Sudest asiatico nell'economia mondiale ha contribuito a modificare la mappa della distribuzione della popolazione tra città e campagna.
L'euforia dello sviluppo economico - che pure, com'è noto, ha subìto una forte contrazione con il crollo delle borse asiatiche nell'estate del 1997 - ha spinto molte persone ad abbandonare le campagne in cerca di occupazione nelle fabbriche delle città industriali.

Nel settembre 1999 il Primo Ministro ha approvato un Piano d'azione nazionale per la tutela dei bambini che vivono in condizioni particolarmente difficili (sfruttamento sessuale, lavoro pericoloso, vita di strada). La legislazione è il primo passo ma deve essere rafforzata da particolari misure e programmi concreti per provvedere ai bambini e alle loro famiglie.
L'UNICEF ha elaborato una strategia di intervento che ha tre indirizzi: la prevenzione dalle situazioni a rischio, la protezione dei bambini che si trovano già in circostanze difficili e la reintegrazione nelle famiglie e comunità. Il lavoro insieme ad altre associazioni o organizzazioni non governative è fondamentale. l'Agenzia danese per l'Assistenza Internazionale (DANIDA) in Vietnam ha contribuito con 400mila dollari per un progetto dell'UNICEF per i bambini di strada.
Il progetto si basa sulla partecipazione dei bambini di strada vietnamiti per aiutarli a esprimere le loro opinioni, i loro sentimenti, desideri e bisogni sulla loro situazione e sul loro futuro. Attraverso il coinvolgimento dei bambini è più facile elaborare un piano di azione davvero efficace.

EUROPA DELL'EST

di Elisabetta Porfiri

La comparsa del fenomeno dei bambini di strada nei paesi dell'Est europeo - praticamente inesistente prima del 1989 - si spiega col deterioramento delle condizioni di vita delle popolazioni e con la crescente marginalizzazione economica e sociale di settori sempre più vasti della società. L'intervento dell'UNICEF, impegnato nella partecipazione diretta ai programmi di assistenza dell'infanzia locale.

Bambina vittima di violenzePer decenni, l'abuso e la violenza nei confronti dell'infanzia sono stati ufficialmente assenti nell'Est europeo comunista: la propaganda di regime trasmetteva un'immagine idealizzata e patinata dei bambini, ben nutriti e ben assistiti, in società tradizionalmente attente ai bisogni delle giovani generazioni. Oggi, a dieci anni dalla caduta del muro, sul finire di quel processo di transizione che avrebbe dovuto offrire nuove opportunità alle giovani generazioni, i problemi sono finalmente emersi in tutta la loro gravità e l'idea un po' demagogica che la transizione all'economia di mercato avrebbe contribuito a risolverli si rivelata utopica. Secondo studi recenti i bambini sono, sempre più, vittime della violenza domestica: nella Federazione Russa, nel 1996, 200 bambini sono stati uccisi dai genitori o da altri membri della famiglia; sempre nella Federazione Russa nel 1998 15.000 donne sono state uccise dai loro partner e 8.000 sono state abbandonate, con conseguenze immaginabili sulle condizioni materiali e psicologiche dei figli.

Si è registrato anche un preoccupante aumento del numero dei bambini venduti a loschi trafficanti da famiglie in crisi economica; in genere questi bambini finiscono nel giro della prostituzione locale o vengono introdotti nel traffico internazionale del sesso: molti di loro provengono dalla Romania.Qualche cifra ci aiuta a delineare le dimensioni del fenomeno dello sfruttamento sessuale giovanile: in Estonia quasi il 30% delle prostitute è costituito da minorenni; in Lettonia sono circa 10.000 i bambini che invece di andare a scuola passano il loro tempo per strada, altrettanti in Lituania e molti di loro si prostituiscono per somme irrisorie; in Romania i ragazzi di strada vendono il loro corpo pur di avere un posto riscaldato in cui trascorrere qualche notte; nella Federazione Russa il crimine organizzato è pesantemente coinvolto nello sfruttamento sessuale dei minorenni. Ovunque, la prostituzione minorile è un fenomeno legato alla vita di strada: i bambini che lavorano in night club, bar e ritrovi o che dormono per strada o alla stazione sono per definizione esposti al rischio dello sfruttamento sessuale.Famiglia Rom balcanicaAltre statistiche che giungono a conferma del malessere delle giovani generazioni nell'Est europeo riguardano l'aumento del numero dei suicidi tra i minorenni: nella Repubblica Ceca, p.es., il numero dei minori di 14 anni che hanno tentato il suicidio si è più che quadruplicato tra il 1990 e il 1994 (da 1,66 a 8,49 su 100.000 per quel gruppo di età), mentre il numero dei tentati suicidi tra i 15 e i 19 anni è raddoppiato nello stesso periodo. Il maggior numero di suicidi si riscontra in Lituania e nella Federazione Russa dove 50 su 100.000 teenagers tra i 15 e i 19 anni si sono suicidati nel 1994. A suicidarsi sono soprattutto i giovani che escono dagli orfanotrofi, ulteriore prova dell'incapacità delle istituzioni statali di occuparsi dei suoi giovani.Ai problemi che affondano le radici nelle strutturali carenze del passato se ne sono aggiunti di nuovi come la mancanza di case, manifestazione delle nuove povertà dell'era capitalista: sempre più spesso famiglie strette nella morsa della povertà vendono o affittano tutto quello che possono vendere o affittare - compresa la propria casa - per raggranellare qualche soldo. Di conseguenza, molti dei cosiddetti "bambini della post-privatizzazione" sono costretti a trasferirsi in stazioni ferroviarie, edifici abbandonati e altri rifugi temporanei, con la famiglia o più spesso da soli, con altri piccoli senza tetto, in attesa che qualcosa accada; ma nella maggior parte dei casi questi ricoveri di fortuna sono destinati a diventare la loro abitazione a tempo indeterminato.
Inizia così per bambini che un tempo sarebbero stati più o meno garantiti, una vita precaria, fatta di espedienti e di accattonaggio.

La comparsa del fenomeno dei bambini di strada in questi paesi - praticamente inesistente prima del 1989 - si spiega dunque col deterioramento delle condizioni di vita delle popolazioni e con la crescente marginalizzazione economica e sociale di settori sempre più vasti della società. Nella sola Mosca ci sono oltre 60.000 bambini senza casa (un milione in totale nella Federazione Russa); a Budapest essi sono tra i 10.000 e i 12.500, mentre nella sola Bucarest ce ne sono oltre 5.000. In alcuni casi i bambini diventano piccoli homeless quando gli orfanotrofi statali ormai privi di risorse sono costretti a disfarsi di loro.

Nella maggior parte dei paesi ex socialisti gli istituti di assistenza all'infanzia sono così affollati - le famiglie tallonate dal bisogno sempre più numerose "parcheggiano" i loro figli in attesa di poterseli riprendere - da essere costretti a rifiutare i bambini senza casa, per i quali, scomparso ogni punto di riferimento, familiare o sociale, l'unica alternativa rimane la vita di strada. E la vita di strada in paesi così freddi e inospitali rischia di diventare una trappola mortale. Per sopportare una vita difficile, in cui insicurezza e solitudine sono all'ordine del giorno, la quasi totalità degli street children slavi fa ricorso all'uso di droghe povere come la "adela", micidiale collante a basso prezzo in grado di offrire brevi momenti di euforia per rischiarare l'angoscia quotidiana.


Si tratta di una nuova emergenza. Nonostante tutto, lo Stato pensava ai suoi bambini e forniva alle famiglie qualche forma di assistenza: la scuola con un pasto, tariffe pubbliche controllate, assistenza sanitaria e opportunità ricreative erano servizi concessi gratuitamente a tutti, che costituivano una sorta di rete di sicurezza minima preventiva in grado di salvare le famiglie - e i bambini - dall'indigenza.

Ora che il sistema di assistenza pubblica è stato completamente smantellato e la gran parte delle persone non dispone del denaro sufficiente per i costosi servizi sanitari e ricreativi, al posto della rete minima di sicurezza, per molti non c'è che un salto nel vuoto.
Per la gran parte dei bambini che raggiungono la strada, in fuga da famiglie abusanti o semplicemente non più in grado di occuparsi di loro, le opportunità sono davvero poche: trovare un lavoro nel settore formale dell'economia è quasi un'utopia per chi ha ricevuto un'istruzione scadente e non ha precedenti esperienze lavorative, in un mercato del lavoro difficile e scarso di offerte come quello della maggior parte dei paesi dell'Est.
Molti di loro si riuniscono in piccole bande per le quali la possibilità più realistica di guadagnare qualcosa è la strada della microcriminalità. La loro età è compresa tra i 14 e i 17 anni, ma alcuni di loro sono molto più giovani. La gran parte sono zingari o appartenenti a minoranze etniche malviste sul posto, mentre circa i 3/4 di loro provengono dagli istituti statali. Poiché in molti paesi, soprattutto Bulgaria e Romania, i bambini istituzionalizzati sono numerosi, ciò fa temere che in futuro i bambini di strada possano essere molti di più.

Ormai anche i bambini che hanno una famiglia regolare rischiano di imboccare la china della devianza: lasciati soli per tutto il giorno da genitori costretti a svolgere più di un lavoro per garantire la sopravvivenza della famiglia, un numero consistente di piccoli slavi vivono ormai abbandonati a se stessi, preda dei mille rischi della strada. Secondo l'UNICEF il numero di bambini abbandonati a se stessi è "catastrofico" ed è in costante aumento il numero dei genitori impossibilitati per più di un motivo a seguire i propri figli nel processo di crescita. Il miraggio del "fare soldi a tutti i costi" è diventato il credo delle giovani generazioni nelle nuove economie di mercato ed è alla radice del sempre maggiore disinteresse nei confronti della scuola. Molti giovani lasciano la scuola per dedicarsi al piccolo commercio più o meno legale, che spesso diventa l'anticamera dell'emarginazione e della devianza.


Il mondo del crimine organizzato tende, all'Est come in Occidente a utilizzare sempre più frequentemente manodopera minorenne, ma qui le condizioni dell'infanzia sono tali che il coinvolgimento dei ragazzi di strada nelle attività criminose diventa scontato. Così il numero di piccoli criminali sta raggiungendo in quasi tutte le realtà urbane dell'Est europeo cifre da capogiro: in Lituania i giovani tra i 14 e i 29 anni che costituiscono un terzo della popolazione, commettono almeno la metà di tutti i crimini commessi e il 75% di quelli più violenti.

Come dimostrano alcune indagini realizzate per la Commissione Europea, l'aumento del crimine giovanile nell'Est europeo è prevalentemente un fenomeno di gruppo: in Bulgaria e Polonia circa i due terzi dei crimini compiuti da minorenni vengono commessi da bande; oltre l'80% dei minorenni incarcerati in Ungheria hanno agito in gruppo come in Ucraina. Nella Federazione Russa, tra il 1985 e il 1995, il numero di crimini commessi da bande giovanili si è più che raddoppiato.

Per tutte le aree geografiche: notizie tratte da "Dossier Unicef aprile 2000" dal sito www.unicef.it.

Ultimo rapporto 2002 in formato PDF www.unicef.it/bellamy2002.htm

Anche i genitori sono persone (e se sono violente?)

Brano estrapolato dal libro "Cambia il corpo, cambia la vita"
Può darsi che i tuoi genitori si comportino in un modo che proprio per te non è accettabile. Per esempio, se sono alcolizzati, o si drogano, per te può essere un problema troppo pesante da reggere.
Se i tuoi genitori sottopongono te o qualche altro membro della famiglia a violenze fisiche, a volte ti verrà l'impulso di rispondere con altrettanta violenza per difendere te stesso o il tuo familiare.
Parecchi degli adolescenti intervistati ci hanno detto di essere stati sul punto di picchiare i loro genitori, e alcuni l'hanno effettivamente fatto. Tuttavia, esistono sempre dei modi migliori della violenza per far capire alle persone le nostre idee. Anche se la violenza fisica può dare un certo sollievo immediato alla tensione accumulata, in realtà non serve a risolvere i problemi che ne sono all'origine.

Eppure, a volte, come ci raccontò Philip, di diciannove anni, non si sa che altro fare:
Quando mio padre si ubriaca, perde il controllo. Incomincia a picchiarci o a maltrattare la mamma, e io non lo sopporto. Un paio di settimane fa l'ho trovato che prendeva a pugni il mio fratellino più piccolo, e gliel'ho fatta smettere con i suoi stessi sistemi. Poi ho dovuto starmene fuori di casa per un po' di tempo, finché a mio padre gli è passata.

E' terribile quando si arriva a questo grado di violenza in famiglia. In questi casi chiedere aiuto a qualcuno al di fuori della famiglia non vuol dire violare alcun segreto familiare, né che non si vuole bene ai genitori.
Se nella tua famiglia si verifica una situazione del genere, devi capire che tu non puoi risolvere i problemi dei tuoi genitori, e che non sei tu la causa dei loro problemi.
Il seme dei loro conflitti psichici ha probabilmente attecchito durante la loro infanzia, e ormai, per aiutarli a cambiare, occorre l'intervento di una persona qualificata o di un gruppo di gente che ha lo stesso problema.

Un'associazione che può essere d'aiuto è l'associazione Alcolisti Anonimi, con più di sessanta sedi in tutt'Italia. Stanno inoltre sorgendo anche nel nostro paese associazioni come l'americana Parents Anonimous (genitori Anonimi), un gruppo autogestito di genitori contro i maltrattamenti dei figli.

Per un ragazzo, scoprire le imperfezioni dei propri genitori è sempre un'esperienza che lascia disorientati. Se li consideravi la fonte delle tue certezze, vedere che loro stessi sono pieni di problemi potrà darti una grande insicurezza. Se la tua visione del mondo si è sempre basata sulla loro, scoprire che possono avere torto su certi punti importanti può insituarti il dubbio su tutto. Ti sentirai come se ti avessero tolto il terreno sotto i piedi.

Ci disse Rosie, una ragazza di sedici anni di Detroit:
Se i tuoi genitori hanno dei problemi devi imparare a fare affidamento solo su te stessa. Per esempio mia madre e mio padre litigano sempre e certe volte mi usano l'uno contro l'altra. Perciò io ormai non seguo più quello che mi dicono. Fanno apposta a dire il contrario di quello che dice l'altro, e se dovessi dargli retta impazzirei. Non resta che regolarsi su quello che si sente dentro, in fondo in fondo. Quando non si ha nessuno a cui rivolgersi, non si può fare altro che dipendere dalle proprie forze.

Molti adolescenti provano quello che prova Rosie: sanno che nei momenti difficili possono fare assegnamento soltanto su se stessi. Però, in quei momenti, spesso è d'aiuto confidarsi con qualcuno, con un amico o un parente, con qualcuno che prenda veramente a cuore quello che proviamo.

Anche i genitori sono persone

Brano estrapolato dal libro "Cambia il corpo, cambia la vita"
Finora si è parlato di come i genitori vedano i figli in modo diverso, durante gli anni dell'adolescenza; ma in questi stessi anni, anche i ragazzi incominciano a vedere i genitori con occhi diversi. Molti dei ragazzi e delle ragazze con cui abbiamo parlato ci hanno detto di avere incominciato a renderci conto che i loro genitori sono delle persone: delle persone qualunque, con difetti e debolezze, insicurezze e problemi, proprio come tutti.
Alcuni figli arrivano a capirlo prima, soprattutto quelli che hanno subìto maltrattamenti e violenze. E crescono sapendo di non poter sempre contare sui loro genitori.
Se invece sei cresciuti nell'idea che i tuoi genitori fossero dei fulgidi esempi di perfezione, o, se non altro, quelli a cui spettava l'ultima parola su quasi tutti i problemi della vita, il vederli come persone normali può rappresentare uno shock o una delusione.

Ci disse Melissa, di sedici anni:
Ho notato ultimamente che quando mia madre e mia nonna litigano sembrano due bambine dell'asilo. Perché non possono limitarsi a dire tranquillamente quello che pensano? Io e mia sorella ci comportiamo in modo più maturo di loro, il più delle volte.

E Bernie, di quindici anni:
I miei genitori continuano a beccarsi. Litigano tutto il tempo. Mi sembra così stupido.Non capisco come facciano a sopportarlo.


Quand'eri bambino, forse accettavi i litigi tra i tuoi genitori, o le loro abitudini più strane o il loro modo di fare le cose, con 'idea che così è fatta la vita. Invece, via via che diventi grande, la tua esperienza del mondo si amplia, conosci altre persone che si comportano in modo diverso, trovi altri modelli da cui derivare i tuoi valori.
Quando comincerai a formarti dei valori personali, ti troverai forse a criticare i tuoi genitori per quegli aspetti della personalità o della loro vita che non sono all'altezza dei tuoi valori. Parecchi adolescenti da noi intervistati confessano di sentirsi imbarazzati dal modo in cui parlavano, o vestivano o si comportavano i loro genitori.

Ci disse Geri, una ragazza di quattordici anni, di Denver:
Mia madre non sa comportarsi. E' venuta a questa riunione della mia scuola, e interrompeva e parlava più forte di tutte le altre. Io mi vergognavo talmente che facevo finta che non fosse mia madre.

Succede a tutti, in qualche situazione, di avere la tentazione di far finta che i nostri genitori non siano i nostri genitori. Ed è una cosa che fa stare male, quando la si prova.
Forse è successo anche ai tuoi genitori quando avevano la tua età. Prova a chiederglielo.

Maurice, un ragazzo di sedici anni di Los Angeles, fece presente un altro piano su cui può nascere un conflitto, quando i figli incominciano a giudicare i genitori come persone:
Io vado in chiesa tutte le domeniche, e mi arrabbio moltissimo perché i miei genitori non ci vanno. Sono degli ipocriti. Non fanno che criticare la gente "senza religione" ma poi loro vanno in chiesa soltanto nelle grandi festività. La domenica mattina mio padre ha la sua partita di golf, e guai a toccargliela!

Forse anche tu pensi che i tuoi genitori non facciano abbastanza per mettere in pratica i valori in cui dichiarano di credere, si tratti di religione, politica, onestò o semplice umanità. E forse, come Maurice, anche tu pensi che per questa ragione siano degli ipocriti, e ti viene voglia di dirgli in faccia che stanno dando un cattivo esempio.
Oppure ti sembra che i tuoi genitori siano attaccati a valori che sono completamente falsi. E se cerchi di convincerli di questo, come tendono a fare molti ragazzi della tua età, finite per litigare.
In molte famiglie ci sono aspre e violente discussioni di politica: se sia giusto il servizio militare obbligatorio, se si debba o meno entrare in guerra, se si debba sostenere la legge sui diritti civili, se si debba o meno por fine alla discriminazione contro gli omosessuali.
In certi casi le vostre opinioni sono così divergenti che ti senti spinto a disobbedire apertamente ai tuoi genitori.

Barry, quindici anni, ci disse:
Con i miei genitori va molto male. Tanto che me ne sono andato di casa, perché avevamo dei litigi furibondi sul fatto che io volevo mantenere i rapporti con i genitori di mia madre. Loro non gli parlano, e non vogliono che noi figli li andiamo a trovare; credo che i miei vogliano punirli per qualcosa che è successo prima ancora che nascessi io. Secondo me questo fa schifo. E' puerile ed egoista da parte loro comportarsi così, e adesso io sono abbastanza grande per decidere da solo. Così sono venuto qui dai miei nonni, per le vacanze, anche se i miei erano assolutamente contrari. Ho messo via i soldi per tutto l'anno per pagarmi il viaggio.

Ed ecco il racconto di Ruthie, una ragazza di sedici anni:
I miei genitori sono così conservatori che mi fanno impazzire. Sono convinti che tutto quello che dice o che fa il governo sia giusto, per esempio che le compagnie ptrolifere fanno bene ad avere dei profitti così alti, che è giusto essere una potenza nucleare. Io non riesco nemmeno a parlare con loro senza mettermi a urlare. Ma la lite più furibonda l'abbiamo avuta l'estate scorsa, quando ho partecipato a una manifestazione contro un impianto nucleare e mi hanno arrestata, e i miei genitori non volevano neppure mandarmi i soldi per la cauzione. Sono rimasta in carcere finché degli estranei hanno raccolto i soldi per farci ottenere a tutti la libertà provvisoria. E quando sono tornata a casa non mi hanno rivolto la parola per una settimana.

Probabilmente Ruthie e i suoi genitori non riusciranno mai a superare le loro divergenze politiche; ma forse in futuro potranno trovare altri terreni di intesa, senza toccare la politica. Tuttavia, in alcune famiglie queste divergenze di valori e di idee producono una rottura definitiva tra genitori e figli. In altre invece, entrambe le parti imparano a rispettare le opinioni gli uni degli altri, e ad accettare il fatto che ciascuno ha il diritto di prendere posizione in base alla propria coscienza.
In certi casi il problema è soprattutto dei genitori. Non si diventa adulti automaticamente, solo perché si hanno trenta, quaranta o cinquant'anni. Non solo perché il corpo è diventato adulto.


Star male, star meglio

Brano estrapolato dal libro "Cambia il corpo, cambia la vita"

Tutti di tanto in tanto, proviamo sentimenti e sensazioni che vorremmo non provare. Persino i neonati! Quando un neonato ha fame, o ha freddo, o si sente a disagio, piange: è il suo modo di chiedere aiuto.
Quasi tutti, giovani o vecchi, abbiamo messo a punto qualche sistema per far fronte agli stati d'animo spiacevoli e ai problemi emotivi, e per chiedere aiuto agli altri.


In questo capitolo parleremo dunque di questi stati d'animo e dei vari sistemi che gli adolescenti si sono inventati per sopportarli e superarli.
Parlare di depressione e di sofferenza non è molto divertente, e a molti, a quasi tutti forse, i "problemi" emotivi fanno paura, perché sembrano così incomprensibili, e quello che non si capisce spaventa sempre un po'. In un certo senso, è più semplice far fronte a un malessere fisico, come il mal di stomaco, o una gamba rotta. Le emozioni non si "aggiustano" altrettanto facilmente.

E' nostra speranza che leggere quello che ne dicono altri ragazzi e ragazze ti farà sentire meno solo quando stai male, e che tu possa trarne qualche idea utile per aiutarti a stare meglio, o a chiedere agli altri di aiutarti, e anche per aiutare i tuoi amici quando ti sembra che stiano male. Ma, soprattutto, ci piacerebbe che, dopo aver letto questo capitolo, i "malesseri" emotivi potessero sembrarti un po' meno inconprensibili.

Altalena emotiva
Quasi tutti gli adolescenti si sentono in preda a un guazzabuglio di emozioni ora pazzesche, ora bellissime, oppure orribili, o contraddittorie. Moltissimi provano sensazioni e sentimenti diversissimi, tutti insieme e riguardo a una stessa cosa. Per esempio, ti sarà capitato di amare e di odiare contemporaneamente i tuoi genitori, o la scuola, o te stesso, o di trovare nello stesso tempo esaltante e terrorizzante l'idea che, tra non molto, dovrai cavartela da solo. Oppure, in un dato momento ti troverai in un certo stato d'animo, e il movimento dopo nello stato d'animo opposto.
Questa continua altalena emotiva può essere molto stancante e confonderti completamente le idee. E poi, in queste condizioni, prendere decisioni risulta praticamente impossibile! Di conseguenza ti sentirai turbato dalla tua stessa instabilità emotiva. Ti verrà voglia di isolarti dagli altri, o di tormentarli, di litigare per un nonnulla, o di piangere in modo incontrollabile, o di ridere di nulla e di tutto.

Ci disse Jim, quattordici anni:
Secondo me, se uno continua a cambiare di umore come succede a me, perde la bussola, perché non sa più qual è la realtà. E non sono le circostanze esterne, è tutto dentro. E se uno non ha il controllo su quello che gli succede dentro, come farà a distinguere la realtà fuori di lui? E questo che mi spaventa.

Molti adolescenti ci hanno detto di sentirsi particolarmente fragili in certe occasioni speciali, come il compleanno, le vacanze, o l'anniversario di eventi importanti. anche se hanno aspettato quel giorno per settimane, o addirittura mesi, quando poi arriva, scoppiano in lacrime, o si mettono a litigare con i genitori, o corrono a chiudersi in camera.
Gli anni dell'adolescenza sono anni di grandi speranze e di grandi delusioni, in cui tutto assume un'importanza particolare.

Caryn ci descrive il giorno del suo diciottesimo compleanno:
Il sabato e la domenica del mio diciottesimo compleanno i miei genitori ci hanno offerto, a me e a mia sorella, una vacanza in albergo. Era molto carico, ma io avevo nostalgia del mio ragazzo, che era rimasto a casa. I miei genitori si aspettavano che io fossi felice di averli lì con me, e a me sembrava che avevo il dovere di farmi vedere felice. La mattina del mio compleanno però mi sentivo da cani, e sono scesa a colazione col broncio, ed è stato orribile per tutti. A pranzo mia madre si era accordata col cameriere per farmi portare in tavola un'enorme torta di compleanno, invece lui se ne era dimenticato, e non c'è stata nessuna torta. Quando mia madre ha cercato di spiegarmi quello che era successo, io sono scoppiata a piangere e sono corsa in camera mia. Ho continuato a piangere per tutto il giorno. L'indomani mio padre mi ha detto che ero la ragazza più egoista che avesse mai conosciuto.

Forse l'infelicità di Caryn il giorno del suo compleanno era dovuta in parte ai sentimenti contraddittori che ispira sempre l'idea di diventare grandi, come spiega Laurel:
Circa un mese prima del mio diciassettesimo compleanno ho passato un periodo di grande infelicità. Piangevo, ero depressa, come se sopra di me passasse una nube nera. Era come se solo allora vedessi la realtà, cioè che diventavo grande. Come se improvvisamente mi rendessi conto che dovevo fare la persona adulta, mentre ero ancora soltanto una ragazzina. E che non avrei mai più avuto sedici anni, o quindici, o quattordici.

Diventare grandi è bello e brutto insieme. Molti adolescenti ci hanno detto come sia difficile per loro accettare i compleanni, perché ciascuno significa lasciarsi alle spalle un pezzo d'infanzia. Da un lato è un'idea esaltante, perché vuol dire maggiore libertà e maggiore autonomia. Dall'altro però, significa maggiori responsabilità.
A volte basta un niente a cambiarti l'umore: un'espressione sul viso di tua madre, una canzone triste alla radio, il cane che uggiola per farsi coccolare. Di qualunque cosa si tratti, una volta che ha fatto scattare quella certa cosa, ti travolge completamente.

Così ci descrive la situazione Mathew, di quindici anni:
Ti senti come se ti crollasse tutto addosso. Tutto addosso a te. A tutti gli altri la vita va che è una meraviglia. Soltanto a te va tutto storto. sei l'unico sfortunato. Non puoi negarlo. Non puoi sfuggirci.

L'adolescenza è un periodo di transizione. Non sei ancora un adulto, ma non sei più un bambino. E molti adolescenti non i sentono troppo sicuri di riuscire a cavarsela nel mondo. I problemi e le decisioni sembrano di portata schiacciante. Va un po' meglio se troviamo rispetto e comprensione nelle persone che ci circondano; ma quando non ci prendono sul serio, la sofferenza diventa pesante.

Ci disse Beth:
I problemi degli adolescenti sono molto reali. Non sono fasulli o poco importanti. La prima cotta, il primo amore, decidere che facoltà scegliere, cercare lavoro: dico, non sono mica sciocchezze, e i genitori dovrebbero prenderle sul serio.Conosco certi genitori che dicono: "Oh, sono cose da niente. Tu, se non altro non devi preoccuparti di avere sempre il piatto pieno". Ma se uno ha un problema da risolvere, non importa se è giovane; se per lui è uno problema serio, è un problema serio. Se i nostri genitori ci danno l'impressione che i nostri problemi non contano, noi cresciamo con l'idea che le nostre sensazioni non contano. E' come pensare che noi, come persone, non contiamo.

Ci sono momenti in cui il peso dei nostri problemi è troppo schiacciante, non si può più reggere. Alcuni degli adolescenti intervistati ci hanno detto che in quei momenti vorrebbero solo mettersi a letto ed essere coccolati.

Racconta Luke:
Certe volte mi viene come una depressione. Dentro di me so benissimo che, volendo, potrei uscirne. Ma non sempre ne ho voglia. Certe volte mi va di darmi per vinto, e di fare come un bambinetto depresso che frigna e piange e si tira le coperte sopra la testa. E voglio la mia mamma, che ci pensi lei a me.

E Terry, quindici anni:
Quando sono depressa, vado a casa e mi sdraio sul letto. Non faccio niente, non dico niente. Me ne sto lì, a fissare il soffitto. Non è che mi piaccia, ma qualunque altra cosa è troppa fatica.

E' naturale sentirsi così, di tanto in tanto. Ma se ti succede spesso, e se la depressione ti dura a lungo, più di un paio di settimane, potrebbe essere una buona idea cercare di mettere per iscritto le tue sensazioni, o cercare qualcuno con cui parlarne.